Colombia: minacce di morte contro un attivista italiano. Un appello da firmare

Contropiano
12 Maggio 2005

Da circa 20 giorni Cristiano Morsolin, co-fondatore dell'Associazione Selvas.org ha ricevuto minacce, intimidazioni varie e pedinamenti da parte dei paramilitari per aver diffuso in America Latina e Europa le notizie sul massacro della comunità di San José de Apartadò del 21 febbraio scorso esprimendo l'indignazione della societa civile italiana e del Parlamento Europeo.

L'articolo ha infastidito alcuni poteri forti della Colombia. Per questo l’Osservatorio Mondiale di protezione dei difensori dei diritti umani di Ginevra ha deciso di lanciare un appello in merito alla situazione di Morsolin che cerca di far conoscere l’impegno di tanti difensori dei diritti umani troppo spesso sconosciuti e indifesi di fronte alle aggressioni e minacce di cui il governo Uribe non fa eccezione.

per avere più informazioni e per aderire all'appello:
http://www.selvas.org/APPELLO250405.html

Dichiarazione:

Sono un cittadino italiano, educatore-giornalista militante ed operatore di reti internazionali. Dal 1994 mi occupo di progetti orientati alla difesa integrale dei diritti umani, prima in Italia, lavorando nel terzo settore a Vicenza, Palermo, Gubbio (PG), Rossano Calabro e Roma, e dal 2001 in America Latina, lavorando con la cooperazione internazionale in Ecuador, Perù, Brasile.

In particolare ho accompagnato per quasi due anni il processo della Commissione della Verità e Riconciliazione in Perù, realizzando ricerche, interviste e investigazioni sul cammino di ricerca della giustizia contro la impunità anche in Cile (con il rapporto sulla tortura Walech), in Brasile (con il dibattito sulla apertura degli archivi della dittatura militare), in Guatemala (il rapporto di chiarificazione storica Nunca Mas, coordinato dal vescovo profeta e martire Juan Gerardi), in Ecuador (documentando la repressione dei leader delle organizzazioni popolari e dei diritti umani e le conseguenze del Plan Colombia) e Argentina.

Ho iniziato ad occuparmi della Colombia nel dicembre 2004, scrivendo articoli in italiano e spagnolo per documentare la presentazione del rapporto "El Embrujo continua" - elaborato dalla societa civile colombiana e in particolare dalla Plattaforma Colombiana per i diritti umani, la democrazia e lo sviluppo, al Parlamento Europeo.

Da circa un mese vivo a Bogotá ed ho documentato la mobilitazione della società civile italiana (in particolare della rete italiana di solidarietà con le comunita colombiane di pace) e del Parlamento Europeo, per il massacro della comunita di pace di San Josè de Apartado, avvenuto il 21 febbraio scorso, che ha incluso anche il barbaro assassinio del leader Luis Eduardo Guerra. L'articolo qui di seguito allegato è stato pubblicato da varie agenzie di stampa indipendente in Colombia, Argentina, Brasile, Uruguay, Ecuador, Venezuela, Perù, Usa, Francia, Spagna e Italia.
Sto cercando di costruire un ponte tra la rete di solidarietá in Italia e in Europa con il diritto a costruire una alternativa di pace e giustizia, rappresentato dall'esistenza delle comunita di pace dentro il conflitto colombiano.

Sto accompagnando la difensora dei diritti umani Gloria Cuartas, riconosciuta a livello internazionale, ex sindaco di San Jose de Apartado, segretaria generale del "Fronte sociale e politico", minacciata di morte insieme al Padre Javier Giraldo.

Giovedi 7 aprile 2005 sono stato avvertito, tramite notificazione verbale di gruppi paramilitari operanti nella città di Bogotá, che "stanno cercando un giornalista italiano".

Il messaggio di minaccia alludeva anche alla molestia del Governo colombiano e dell'esercito regolare in seguito alla diffusione dei miei articoli e faceva particolare riferimento all'incontro del Vicepresidente della Colombia (in Italia per il funerale del Papa) con la rete italiana di solidarietà con le comunitá colombiane di pace e la Senatrice verde Tana de Zulueta (fonte: El TIEMPO, 8 aprile 2005), dove si è espressa la preoccupazione e l'indignazione del popolo italiano nei confronti del massacro di San Jose de Apartado.

Nello stesso messaggio si menziona anche la mia collaborazione con il movimento ambientalista "CENSAT - Agua Viva" - rappresentante in Colombia dell'organizzazione Friends of the Earth international, evidenziando che è al centro dell'attenzione da parte dei gruppi paramilitari (va ricordato che il 7 febbraio 2005 un gruppo di persone armate è entrato nell'ufficio di CENSAT e ha rubato i computer). Suppongo che mi hanno pedinato dalla mia abitazione all'ufficio di CENSAT (che dista quasi una ora di autobus) visto che nel quartiere popolare in cui vivevo mi sono sempre presentato come seminarista.

Il messaggio di minaccia si collega ad altri fatti "non normali" che si possono interpretare come elementi di persecuzione:

- Nelle ultime settimane alcune persone hanno chiesto ai maestri della scuola popolare dove collaboravo, qual è la fonte di finanziamento economico della scuola e se sono affiliati a partiti politici o sindacati.

- Martedi 5 aprile 2005, h.9,25 del mattino, viene improvvisamente ucciso un giovane a venti metri dalla abitazione dove vivevo in un quartiere urbano marginale della periferia di Bogotá. Nell'arco di pochi minuti è arrivata la polizia (che normalmente non è cosi tempestiva) che ha recuperato immediatamente il cadavere senza i controlli e la procedura del caso. Mi domando se si tratta di un avvertimento, considerando che normalmente esco di casa alla stessa ora dell'omicidio.

- Mercoledi 6 aprile 2005 alle h.14,00 del pomeriggio i maestri della scuola popolare notano un uomo grasso (che non riconoscono tra i genitori degli alunni), appoggiato ad una bicicletta, che aspetta 40 minuti davanti alla scuola popolare, alla stessa ora quando sono entrato nella scuola il giorno precedente.

- Giovedi 7 aprile 2005 nel pomeriggio partecipo all'Atto di indignazione nazionale "No al monologo e la negazione per l'impunità - giustizia, veritá e riparazione integrale" organizzato dal Movimento nazionale di vittime dei crimini di lesa umanitá. Alle h.17,30 Gloria Cuartas viene avvicinata da una giovane donna, con giubbino scuro che le ruba il cellulare dopo pochi minuti che la defensora dei diritti umani aveva ricevuto una telefonata da Parigi per una intervista di Radio Francia Internazionale. Gloria Cuartas riesce a recuperare il cellulare con l'appoggio di un gruppo del sindacato CUT che si occupa della sicurezza; Gloria Cuartas ipotizza che si tratti di gente della inteligencia dello stato e lo denuncia pubblicamente durante il suo intervento alla marcia che vede la partecipazione di centinaia di manifestanti. Dopo questa manifestazione accompagno personalmente Gloria Cuartas in un incontro con la società civile in un quartiere popolare del centro storico.

- Venerdi 8 aprile 2005 alle h.8,00 del mattino, un'uomo vestito da contadino si posiziona di fronte alla mia abitazione fino alle h.9.15, quando esco definitivamente con le mie valigie per rifugiarmi in un luogo sicuro.

- Per dieci giorni la casa è perennemente controllata da persone sospette malgrado gli inquilini dell’appartamento dove vivevo sono stati costretti ad abbandonare la casa. Per dieci giorni, dopo le h. 21,00 di sera si è notata una forte presenza di persone armate, nelle strade limitrofe.

- Lunedi 11 aprile alle h. 14,30 del pomeriggio, noto una auto bianca Chevrolet, senza targa, con le luci accese, mal parcheggiata di fronte a Censat, con una persona dentro che mi vigila. L’auto rimane nello stesso posto fino alle h. 19.15, quando esco da Censat. Durante il pomeriggio noto molti problemi nell’utilizzo del computer; penso che la posta eletronica e-mail sia controllata da persone esterne. Pare che lo stesso auto bianco abbia vigilato il weeken precedente un altro difensore dei diritti umani appartenente alla Ong ecclesiale "Giustizia e Pace", anche lui pesantemente minacciato. Va ricordato che, durante l’atto di indignazione nazionale portavo un cartellone di appoggio ai cinque giovani difensori di "Giustizia e pace", desaparecidos il primo di aprile. Si suppone che l’auto bianca sia della inteligencia militare dello Stato.

- Venerdi 15 aprile alle h. 13,30 incontro davanti a Censat la stessa auto bianca senza targa.

- Giovedi 21 aprile alle h. 9,00 del mattino incontro davanti a Censat la stessa auto bianca senza targa.

Considero tutti questi messaggi come segnali intimidatori per esercitare pressioni nei confronti di una persona impegnata per la difesa dei diritti umani, per violare e impedire il diritto ad esprimere la propria opinione, garantito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e per bloccare la diffusione a livello internazionale di fatti e denunce che, attraverso testimonianze dirette, documentano la repressione e persecuzione di leader sociali, dirigenti popolari, sindacalisti, giornalisti e difensori dei diritti umani.

Mi si incolpa di diffondere dichiarazioni della societa civile italiana e del Parlamento Europeo che identificano nella Brigata 17 dell'esercito di stato, gli autori responsabili del massacro nella comunità di pace di San Jose Apartado.

Mi si incolpa di dare eco e di trasmettere la voce di uomini e donne che lottano quotidianamente per costruire giustizia, solidarietà e veritá, denunciando la violazione sistematica dei diritti umani, contro l'impunitá.

Ringrazio sentitamente la solidarietá internazionale che si è attivata ed in particolare l’importante accompagnamento di Monica Frassoni, co-Presidente dei Verdi al Parlamento Europeo e Tana de Zulueta, senatrice verde della Commissione Diritti Umani del Senato della Repubblica.

Continuo il mio impegno di cittadinanza planetaria, accompagnando Gloria Cuartas perchè credo importante appoggiare questo percorso di cambiamento dal basso, di protagonismo della classe popolare storicamente esclusa, di costruzione di dignità, inclusione e vera pace, che deve essere frutto della giustizia e della veritá anche nel conflitto colombiano.

Cristiano Morsolin

 
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