Agencia Prensa Rural
Mapa del sitio
Suscríbete a servicioprensarural

Colombia, Santos manda l’esercito per impedire le mobilitazioni dei contadini
Fabio Sebastiani / Sábado 7 de septiembre de 2013
 

Situazione di forte tensione in Colombia dove se da una parte stanno andando avanti i negoziati tra governo da una parte e Eln e Farc dall’altra, con l’obiettivo della pacificazione nazionale, dall’altra gli sciopero del settore agricolo contro le liberalizzazioni non si fermano. Lo sciopero ha contaminato altri settori sociali. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha addirittura ordinato alle forze militari del paese di rafforzare la loro presenza a Bogota’ dopo che violente proteste avevano generato il caos nella capitale provocando anche due morti. La decisione segue due settimane di blocchi della polizia e scontri e l’imposizione ieri del coprifuoco in tre aree densamente popolate della capitale per tenere sotto controllo le proteste. "Ieri notte - ha detto Santos in un intervento alla tv nazionale - ho ordinato la militarizzazione di Bogota’ e oggi faro’ la stessa cosa in ogni comune dell’area in cui ritengo ci sia bisogno della presenza militare". Le dimostrazioni in Colombia sono iniziate con un sciopero degli agricoltori legato alle difficolta’ del settore che poi si sono estese ad altri comparti.

Intanto, il comandante supremo del movimento ribelle colombiano delle Farc, nome in codice Timochenko, ha rigettato la proposta di Bogota’ di indire un referendum per cercare l’appoggio della popolazione su un eventuale accordo tra il governo e i guerriglieri. Timochenko, il cui vero nome e’ Rodrigo Londono, ha affermato che il presidente Juan Manuel Santos non sta cercando di coinvolgere la popolazione nelle decisioni finali sull’intesa. Ma, al contrario, sta cercando di evadere un voto popolare diretto. Per il leader delle Farc, l’esecutivo "ha fatto credere che dara’ una chance ai colombiani di votare ’Si’ o ’No’ su ogni singolo punto dell’accordo finale. Invece - ha affermato Timochenko -, vuole far esprimere la popolazione in modo da acquisire poteri straordinari per emettere decreti. In modo da far si’ che quanto stabilito all’Avana entri in vigore". Inoltre, il referendum punta alla costituzione di un piccolo corpo legislativo, di cui farebbero parte tutti i partiti politici e solo una piccola rappresentanza delle Farc, che si occuperebbe di formulare questi decreti".