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Clamori dalla Colombia
FARC presentano all’Avana 12 proposte minime per un’assemblea nazionale costituente
Associazione Nazionale Nuova Colombia / lunedì 30 dicembre 2013
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Lo scorso 21 dicembre, a distanza di cinque giorni dall’inizio del 18° ciclo di conversazioni all’Avana tra la Delegazione di Pace delle FARC-EP e quella del governo colombiano, l’insorgenza rivoluzionaria, nel contesto della discussione sul quarto punto dell’agenda “soluzione al problema delle droghe illecite”, ha presentato 12 proposte minime per “un’Assemblea Nazionale Costituente per la pace, la democratizzazione reale e la riconciliazione nazionale”.

Le proposte avanzate dalle FARC si basano sull’analisi profonda del problema nel suo complesso, analisi arricchita dai contributi apportati alla discussione dall’ufficio delle Nazioni Unite Contro le Droghe e il Delitto, dai contributi teorici di accademici che si sono espressi attraverso il Centro del Pensiero dell’Università Nazionale, dalle esperienze trasmesse dai contadini del Meta, Guaviare e Cauca, e dai fori svoltisi a Bogotá e San José del Guaviare attraverso i quali il popolo colombiano ha sviluppato le sue proposte, confermando che la strategia antidroga del governo, che mette l’accento su eradicazione forzata e fumigazioni aeree, è un innegabile fallimento. Una pratica utile solo a rendere più vantaggiosi gli affari di narcotrafficanti e banchieri corrotti, mentre aumenta la povertà dei contadini coltivatori della foglia di coca.

“Se in verità si vuole dare soluzione al fenomeno delle coltivazioni di uso illecito”, sostengono le FARC, “si deve iniziare a capire che questo è un problema sociale; è la miseria imposta dalla politica neoliberale del regime che ha forzato un’immensa massa di poveri a sopravvivere vincolandosi a questa come ad altre economie illegali.”

E poi ancora: “Non dobbiamo dimenticare mai che a monte di questa triste storia vi è il problema irrisolto della riforma agraria (…), e che siamo assolutamente sicuri che concertare con le comunità e consegnare loro la terra, dando la possibilità di un’esistenza degna alla gente dei campi, sia la migliore maniera di sottrarli da qualunque pratica illegale di produzione (…)” E su come procedere, le FARC chiariscono: “Non vogliamo cambiamenti cosmetici, ma riforme strutturali che il popolo dovrà discutere e verificare assumendo in maniera piena il proprio potere generatore e le proprie condizioni di sovrano, e non c’è maniera differente che non sia la realizzazione di una Costituente”.

È su questa base che le FARC hanno presentato le 12 proposte minime, nella prima delle quali viene richiamato il preambolo dell’Accordo Generale per la Conclusione del Conflitto, firmato dalle FARC-EP e dal Governo nazionale il 26 agosto del 2012. Allora venne stipulato che “la costruzione della pace è un impegno della società nel suo insieme che richiede la partecipazione di tutti (…)”.

Stimolando e garantendo la partecipazione dei settori sociali esclusi, discriminati e segregati, comprese le comunità contadine, indigene e afro discendenti, l’Assemblea Nazionale Costituente, “considerando la storica opportunità senza eguali di un Accordo finale che permetta di avanzare verso la costruzione del nobile proposito di pace con giustizia sociale, la democratizzazione reale e la riconciliazione nazionale”, sarà la “massima espressione del costituente primario e sovrano (il popolo) e la Costituzione che sorgerà dal processo costituente sarà il vero Trattato di Pace, giusto e vincolante, che fondi la nostra riconciliazione e regga il destino della nazione colombiana”.

“The Washington Post” Rivela: C’è la CIA dietro gli attacchi ai comandanti delle FARC

Secondo quando rivelato dal The Washington Post ieri, 22 dicembre, un programma segreto della CIA, l’Agenzia Centrale d’Intelligence degli Stati Uniti, lanciato nel 2000 sotto l’egida dell’ex presidente George W. Bush, ha supportato e continua a supportare le forze armate del regime colombiano nel lavoro sporco di assassinare diversi leaders delle FARC, fra i quali i comandanti Raúl Reyes, Martín Caballero ed “El Negro Acacio” ed Alfonso Cano.

Il piano della CIA ha potuto contare su un multimilionario finanziamento occulto che, non rientrando nella contabilità ufficiale dei 10 miliardi di dollari del Plan Colombia, è stato celato all’opinione pubblica, al Congresso nordamericano ed alla cosiddetta comunità internazionale.

Il supporto ha incluso non solo intelligence per l’individuazione dei comandanti fariani, ma anche la fornitura delle cosiddette “bombe intelligenti” di fabbricazione statunitense, nonché addestramento nelle più tenebrose tecniche di interrogatorio, utilizzate ad esempio a Guantanamo.

In particolare, nell’articolo si descrive l’operativo del 1 marzo 2008 attraverso il quale il Comandante Reyes, che si trovava in un accampamento diplomatico delle FARC in Ecuador, fu ucciso da piloti colombiani che avrebbero lanciato bombe senza uscire dallo spazio aereo nazionale.

Quanto rivelato dal quotidiano statunitense non sorprende affatto: da anni viene denunciato il ruolo della CIA e del Pentagono nella guerra sporca e contro-insorgente del regime colombiano. Tale segreto di Pulcinella trova oggi dettagliata conferma, non solo in relazione alla criminale attività dell’imperialismo in quello che gli USA continuano a considerare il proprio “cortile di casa”, ma anche rispetto alla prosecuzione di tali interventi sotto la guida di Obama, in piena continuità con il suo predecessore.

E mentre ex presidenti coinvolti, come l’indecente Andrés Pastrana (dal cui governo venne lanciato nel 2000 il Plan Colombia per conto di Washington), cercano di smarcarsi dicendo/fingendo di essere ignari, continua a scorrere copioso il fiume di dollari, armamenti, mercenari e militari gringos per irrigare di sangue le campagne e le città colombiane.

Marcia Patriottica denuncia l’arbitraria destituzione del sindaco di Bogotá

L’Unità di Processi popolari di Bogotá, uno spazio unitario dei processi popolari di Marcia Patriottica che lavora nei diversi quartieri della capitale colombiana, ha denunciato pubblicamente l’arbitraria e antidemocratica decisione della Procura Generale dello Stato, nella persona del rappresentante dell’estrema destra catto-fascista Alejandro Ordóñez, di destituire ed inabilitare politicamente il sindaco di Bogotá Gustavo Petro.

“Questo tipo di arbitrio”, affermano in un documento pubblicato il 15 dicembre scorso, “rappresenta solo un esempio di come allo Stato colombiano non interessi affatto che la struttura politica corrotta e fraudolenta del paese venga messa in discussione né dall’insorgenza, né da governi alternativi, e ancor meno dal popolo colombiano”.

Insieme a Marcia Patriottica, tutto il movimento popolare colombiano contesta questa ennesima violazione dello Stato colombiano.
Indipendentemente dalle posizioni politiche e dalla storia personale di Gustavo Petro, un opportunista ed arrivista, la sua destituzione rappresenta l’ennesima dimostrazione dell’inagibilità politica di quanti, in un modo o nell’altro, non eseguono pedissequamente i diktat del putrido sistema colombiano, marcio fino al midollo.

Il caso di Petro, spesso usato come pretesa dimostrazione di una “democrazia colombiana” che nei fatti non esiste e non è mai esistita, non è tuttavia altro che uno degli innumerevoli casi di palese ingiustizia che un’oligarchia sanguinaria e retrograda non esita a mettere in campo per cercare di mantenere inalterati i propri privilegi.

Il fanatico opusdeista ed uribista Ordoñez, da parte sua, con la destituzione di Petro ha voluto dare un colpo ai dialoghi di Pace dell’Avana, dimostrando inequivocabilmente che non c’è posto per un’opposizione politica legale, ancorché edulcorata. Con che morale e con quali argomenti adesso pretenderanno il disarmo e la smobilitazione dell’insorgenza rivoluzionaria, la cui nascita ed il cui consolidamento sono conseguenza diretta dello sterminio sistematico ed incessante di ogni forma di dissenso?