Agencia Prensa Rural
Mappa del sito
Suscríbete a servicioprensarural

Il gruppo paramilitare delle "Águilas Negras" è l’espressione della politica di "Sicurezza Democratica"
Associazione Nazionale Nuova Colombia / martedì 30 dicembre 2008
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Ufficiale dell’esercito arrestato per l’omicidio di 3 contadini

Un ufficiale dell’esercito, coinvolto nell’omicidio di tre contadini, è stato arrestato nella città di Medellín, con l’accusa di triplo omicidio di civili protetti dal Diritto Internazionale Umanitario.

La sezione di Medellín della Procura Generale ha informato in un comunicato che l’ordine di cattura del tenente Juan Carlos Sarmiento Roja è stato emesso dall’Unità Nazionale per i diritti Umani.

I fatti risalgono al 20 giugno dello scorso anno, quando alcune unità militari hanno riportato la morte "in combattimento" di supposti guerriglieri del Fronte 18 delle FARC, Edison de Jesús Alzate, ed i fratelli Héctor e Hernán Darío Ospina.

I familiari delle vittime hanno dimostrato che le vittime erano noti contadini della regione di Córdoba, secondo quanto riferiscono funzionari della Procura, che ha aperto altri processi contro effettivi delle Forze Armate colombiane implicati in fatti simili.

Viene dunque scoperto l’ennesimo caso di "falsi positivi", i sistemi per ottenere ricompense in denaro, promozioni o licenze creando montature come l’uccisione di civili travestiti da guerriglieri.

Ecco i prodigiosi risultati sbandierati dal governo nella lotta contro la guerriglia colombiana: l’assassinio di contadini e civili!

Militari colombiani aprono una scuola latinoamericana per i diritti umani!

Benché appaia a dir poco paradossale, verrà aperta in Colombia la "Scuola Interamericana per i Diritti Umani ed il Diritto Internazionale Umanitario", che secondo l’esercito colombiano dovrebbe addirittura rappresentare "l’ente di riferimento continentale in materia di militari e diritti umani". Il rettore della scuola sarà il generale Jorge Ernesto Rodríguez, uno dei falchi del "Plan Patriota".

Dunque saranno i militari colombiani ad insegnare il rispetto dei diritti umani agli eserciti di tutto il Latinoamerica; l’obiettivo del governo è evidentemente quello di rispondere in qualche modo allo scandalo dei "falsos positivos"; anche se è a dir poco inquietante l’idea che le continue violazioni delle Forze Armate possano servire ad esempio ad altri eserciti della regione. A quando Erode alla tutela dei diritti dei minori e Jack Lo Squartatore alle pari opportunità?

Torturato ed assassinato indigeno wayúu

L’indigeno trentaduenne Miguel Ángel Ospina Boscán, della tribù Wayúu, è stato assassinato dai paramilitari dopo che il suo nome era comparso in una lista diffusa nelle settimane precedenti. Prima di finirlo con almeno quindici pugnalate, gli squadroni della morte lo hanno barbaramente torturato, arrivando anche a cavargli gli occhi. L’efferato crimine è avvenuto a Maicao, città ubicata a pochi chilometri dal confine venezuelano nella regione La Guajira, luogo di origine della vittima. Ospina era il fratello di una leader riconosciuta della comunità Wayúu, che partecipa attivamente ad una organizzazione che lavora in difesa delle vittime appartenenti a questa tribù e per il rispetto dei Diritti Umani.

Il gruppo paramilitare delle "Águilas Negras" è l’espressione della politica di "Sicurezza Democratica", dove la falsa smobilitazione dei paracos è stato solo un goffo tentativo del governo per cercare di nascondere le proprie azioni criminali. Il massacro degli oppositori di Uribe continua imperterrito, tanto che sono almeno 15 gli indigeni Wayúu trucidati dall’inizio dell’anno.

Comunero indigeno assassinato dall’esercito colombiano

Si tratta di Edwin Legarda Vásquez, sposo della Consigliera Indigena Aida Quilcué del CRIC (Consiglio Regionale Indigeno del Cauca), il comunero assassinato dall’esercito ufficiale. La vittima si recava a Popayán per prendere sua moglie, che era di ritorno da Ginevra dove aveva partecipato al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU. Nonostante il veicolo in cui si mobilizzava Legarda fosse perfettamente identificabile, i militari sostengono che non si sia fermato al posto di blocco, ma dai rilievi appare chiaro che si tratti dell’ennesimo episodio di sicariato para-statale.

Il vero obiettivo dell’agguato era proprio la leader del CRIC; il veicolo in questione è lo stesso in cui solitamente si sposta la nota dirigente. Dopo che negli ultimi mesi le proteste e le rivendicazioni dei popoli originari hanno percosso tutto il Paese, la repressione delle forze di Polizia non si è fatta attendere. Benché solo pochi giorni prima il governo promettesse giustizia per gli scandalosi casi dei "falsi positivi", continuano gli assassini sistematici degli oppositori al regime fascista di Uribe.

Il congresso colombiano approva il progetto di rielezione di Uribe

La Camera colombiana ha approvato il Referendum per la modifica costituzionale - che permetterebbe la rielezione del presidente Uribe- con il voto favorevole di 86 parlamentari, appartenenti alla coalizione uribista, e l’astensione dell’intera opposizione, che considera illegale la seduta straordinaria dei Rappresentanti e ne denuncia l’irregolarità per i dubbi sul finanziamento della campagna per la raccolta delle firme che appoggiano il progetto di referendum.

Il progetto, che dovrà passare ora al Senato, prevede la possibilità della rielezione solo a partire dal 2014; tuttavia, assicura Fabio Valencia, ministro degli interni (nonché ex ambasciatore a Roma, ed inquisito per rapporti con i paramilitari), il testo potrà essere modificato per permettere la rielezione immediata.

Come sempre, nessuno dei grandi media nazionali e internazionali sembra avere nulla da ridire sulla possibile rielezione di un narcotrafficante coinvolto in decine di scandali, eletto per mezzo delle pressioni dei paramilitari, del voto di scambio, del voto di elettori morti.

FARC-EP: Riapertura pagina web

Apprendiamo dalla stampa alternativa che la pagina web delle FARC-EP è nuovamente in linea. Dopo aver affrontato diversi attacchi dovuti alla guerra tecnologica e inconvenienti tecnici, la voce dell’insorgenza ritorna in rete. Il nuovo indirizzo è: http://www.farc-ejercitodelpueblo.org/. La possibilità di poter entrare a conoscenza delle proposte avanzate dalla controparte belligerante, rispetto alla propaganda governativa che abbonda su tutti i mezzi di comunicazione, aiuta a comprendere le problematiche di un conflitto sociale, politico ed armato che si protrae da oltre cinquant’anni e le cui cause ancora restano irrisolte.

Esercito e paramilitari provocano ostilità alla frontiera con l’Ecuador

In un comunicato delle FARC-EP, datato 12 dicembre, l’organizzazione guerrigliera denuncia all’opinione pubblica nazionale ed internazionale il tentativo da parte del governo uribista di coinvolgere nel conflitto colombiano il confinante paese dell’Ecuador. Membri dell’Esercito della Colombia ed alcuni ufficiali ecuadoriani della Marina, al comando di proprie unità, contravvenendo alle direttive imposte dal Presidente Correa, hanno realizzando pattugliamenti congiunti sui fiumi San Miguel e Putumayo. Alcune incursioni in territorio ecuadoriano da parte di militari e paramilitari colombiani sono state compiute per assassinare e sequestrare a nome della guerriglia con l’intento di destabilizzare l’area.
Ribadendo la completa estraneità ai fatti in questione, l’insorgenza conferma la propria determinazione politica al rispetto delle frontiere e denuncia l’ennesima messa in scena di Uribe come la fotocopia di quello già messo in atto in Venezuela, dove l’infiltrazione di paramilitari ha come obiettivo la caduta del governo di Hugo Chávez. I settori uribisti stanno mettendo in pratica le direttive della CIA: instaurare il caos nella regione per frenare i processi democratici e l’unità dei popoli bolivariani.

Persecuzione contro l’artista Patricia Ariza

La stampa colombiana ha diffuso la notizia che Patricia Ariza, direttrice della Corporazione Colombiana di Teatro e riconosciuta a livello internazionale per il suo impegno artistico, sarebbe indagata dalla Polizia. La segnalano come una hippy, una "nadaísta" - il nadaísmo è stato un movimento letterario colombiano caratterizzatosi per una forte componente di denuncia sociale - e possibile sovversiva al servizio della guerriglia. La drammaturga, poeta e artista del teatro La Candelaria si è sempre distinta per il suo talento, la sua abnegazione all’arte e per il suo impegno nelle cause sociali in difesa dei Diritti Umani. Patricia Ariza è anche firmataria delle lettere inviate da prestigiosi intellettuali all’insorgenza in merito ad un possibile accordo sullo scambio umanitario dei prigionieri di guerra, che porterebbe ad aprire nuove strade nella ricerca della Pace in Colombia.

Il governo colombiano e le sue forze repressive, attraverso menzogne e montature, continuano nella politica di intimidazione verso coloro che si adoperano per la soluzione politica del conflitto. La libertà di pensiero e l’indipendenza artistica sono nel mirino dei falchi di Bogotà, gli stessi che hanno sbattuto la porta in faccia ad un qualsiasi dialogo che possa porre fine a più di cinquant’anni di guerra.

L’impunita’ in Colombia ha il pollice verde

Miguel De la Espriella, para-politico agli arresti nel penitenziario La Picota di Bogotá, ha potuto godere di un notevole sconto di pena per il lavoro svolto in carcere. Infatti la legge colombiana stabilisce che per ogni due giorni in cui un detenuto studia o lavora, gli si sconti un giorno di pena. De la Espriella ha fatto di più; in virtù del dono dell’ubiquità è riuscito a fare entrambe le cose, grazie a "corsi trasversali" come quello dedicato all’agricoltura biologica o quello relativo all’allevamento dei bovini. Tutto rigorosamente certificato dai funzionari del carcere.

Evidentemente non era sufficiente la legge "Justicia y Paz", che limitava la pena ad otto anni di reclusione per i crimini di lesa umanità compiuti dai paramilitari; ora per i veri capi delle squadracce della morte è arrivato il giardinaggio a garantire l’impunità; tra lattuga, pomodori e lavori di pulizia, questi mafiosi lavano le loro mani sporche del sangue di migliaia di oppositori politici. Alle vittime del paramilitarismo di fatto non viene garantita nessun tipo di riparazione, mentre ai para-politicanti viene garantita l’impunità totale; oltre al danno, la beffa!

Correa rifiuta le dichiarazioni del ministro degli Esteri colombiano

Il 24 dicembre il presidente dell’Ecuador Correa ha fissato le condizioni per riannodare le relazioni diplomatiche con la Colombia, interrotte da marzo, subito dopo il bombardamento e l’incursione in territorio ecuadoriano da parte di militari colombiani all’accampamento provvisorio del comandante Raúl Reyes, capo della commissione internazionale delle FARC.

Le condizioni includono un maggior controllo alla frontiera, l’interruzione delle accuse contro Quito per i supposti legami con la guerriglia delle FARC; una chiara dimostrazione di rispetto della sovranità dell’Ecuador, nonché la consegna al governo ecuadoriano delle informazioni sul bombardamento stesso.

Alle ferme richieste di Correa ha risposto Jaime Bermúdez, Ministro degli Esteri colombiano, che richiede "prudenza e discrezione nelle dichiarazioni pubbliche" ed un "meccanismo definito di cooperazione efficace nella lotta contro il narcotraffico ed il terrorismo", affermando inoltre che queste sono condizioni basilari per il ripristino delle relazioni.

La risposta di Correa non si è fatta attendere: "Mi sono stancato dell’insolenza della Colombia: sono loro quelli che hanno un problema [il conflitto interno], loro che prima ci aggrediscono e poi vogliono porre condizioni per riannodare le relazioni; se lo possono scordare!"

Come sempre, quando non ha argomenti, il governo colombiano afferma che i suoi accusatori sono legati alla guerriglia; oggi però l’arroganza di Bogotá si scontra con la dignità di un paese piccolo ma sovrano, deciso a far valere le proprie ragioni.