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Clamori dalla Colombia
Avvocato di Uribe, Jaime Restrepo, catturato dai contadini ed espulso da Tibú
Associazione Nazionale Nuova Colombia / lunedì 29 settembre 2014
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Le provocazioni dell’avvocato uribista Jaime Restrepo, alias Samuel, contro il movimento contadino e popolare non hanno limiti. Questa volta il soggetto in questione ha cercato di infangare e calunniare il IV Incontro Nazionale delle Zone di Riserva Contadina, al quale nei giorni scorsi hanno partecipato attivamente oltre 10.000 contadini provenienti da tutta la Colombia per discutere, confrontarsi e avanzare nella lotta per una riforma agraria e rurale integrale e per la pace con giustizia sociale.

Jaime Restrepo, armato, è stato catturato dal servizio d’ordine contadino il 20 settembre scorso a Tibú, nel Norte de Santander, mentre distribuiva con intento chiaramente provocatorio un pamphlet contro l’Associazione Nazionale delle Zone di Riserva Contadina, ANZORC, colmo di minacce. Consegnato alla polizia locale, ha fallito nel suo tentativo di sabotare l’importante incontro contadino.

Non si è fatta attendere la reazione del senatore e ex narco presidente della Repubblica Álvaro Uribe Velez, che ha twittato difendendo il “valore civile e il patriottismo” del suo degno compare, tentando di far passare per vittima un personaggio noto per aver sfidato via internet in un duello all’ultimo sangue il senatore Iván Cepeda, autore di un contundente intervento al Congresso che ha dimostrato il legame indissolubile tra Uribe stesso e il paramilitarismo.

Intercettazioni illegali ai delegati del governo al Tavolo dei dialoghi dell’Avana, disinformazione e demagogia, fraseologia guarrafondaia e provocazioni di vario calibro, tra cui quella di Restrepo contro i contadini e le minacce ai dirigenti studenteschi che stanno per inaugurare il 4° Congresso della FEU (Federazione Studentesca Universitaria), fanno parte di una strategia dell’estrema destra uribista e militarista per far fallire il processo di pace e bloccare l’avanzata del movimento popolare colombiano. Un tentativo disperato che è destinato a fallire.

Senatore Cepeda in parlamento inchioda Uribe alle sue responsabilita’

Nonostante i tentativi e le improvvisazioni dell’ultima ora della destra ultrareazionaria colombiana e dei fidati compari di Uribe per impedirlo, lo scorso 17 settembre si è tenuto, al Congresso colombiano, l’atteso dibattito sul paramilitarismo fra il senatore Iván Cepeda Castro ed il narco ex-presidente, oggi narco-senatore, Álvaro Uribe Vélez.

Iván, difensore dei diritti umani e figlio del dirigente del Partito Comunista Colombiano e dell’Unión Patriótica, Manuel Cepeda, trucidato dal terrorismo di Stato nel 1994, ha sfruttato il tempo a sua disposizione per sintetizzare la lunga e criminale biografia di Uribe, le sue relazioni con Pablo Escobar, l’istituzionalizzazione delle bande paramilitari, il narcotraffico, il ruolo del DAS nello spiare oppositori politici e magistrati.

Codardo come sempre, Uribe si è dileguato appena inizia il dibattito, per ritornare solo dopo l’appassionato e meticoloso intervento di Cepeda; non ha risposto a nulla, ed ha accusato tutti stizzoso saltando incoerentemente di palo in frasca.

Finalmente qualcuno ha spalancato una finestra sull’immondezzaio congressuale colombiano, ma più che la prevedibile -quanto sgangherata- pseudodifesa di Uribe, sbalordisce la faccia tosta di altri esponenti dell’oligarchia, che dopo aver fatto parte dell’entourage uribista, arraffando l’arraffabile, oggi belano come pecorelle dicendo che in effetti il narco ex presidente è un po’ un bricconcello, e il suo comportamento va senz’altro censurato.

La verità è che se Uribe è un mafioso narcoparamilitare che deve marcire in galera per tutti i crimini che ha commesso, l’oligarchia colombiana nel suo insieme lo ha appoggiato e sostenuto nella speranza di annientare la guerriglia manu militari.

Tuttavia, l’insorgenza è più viva e combattiva che mai, e le priorità per la borghesia transnazionale e per Washington (e di conseguenza per l’oligarchia nazionale) sono cambiate: l’impresentabile Uribe, utile fine a qualche anno fa, dev’essere scaricato il prima possibile. La nave uribista va a picco, e i topi se la danno a gambe levate.

Scoperta un’altra minorenne addestrata ed infiltrata dall’esercito nella guerriglia

Il Blocco Occidentale “Comandante Alfonso Cano” delle FARC-EP ha denunciato pubblicamente “il costante uso di minorenni nello scontro armato da parte delle Forze Armate colombiane”. E’ stato comprovato in diverse occasioni l’impiego di ragazzini e ragazzine minorenni nelle reti di informatori, preparati per essere infiltrati nella guerriglia con missioni che vanno dall’ubicazione di un accampamento guerrigliero fino all’assassinio di comandanti.

Lo Stato colombiano viola dunque le sue stesse leggi, ed infrange il II protocollo della Convenzione di Ginevra, che vieta il reclutamento di minori di 15 anni.

Il caso particolare denunciato lo scorso 16 settembre riguarda la giovane indigena Laura Casso, reclutata a 14 anni ed addestrata ad assassinare per conto del maggiore Ayala dell’esercito.

Compiuti i 15 anni, è stata infiltrata in un’unità della guerriglia, con l’esplicito ordine di trovare l’ubicazione dell’accampamento, disertare recuperando materiale di guerra ed uccidere comandanti guerriglieri. La giovane è stata scoperta mentre cercava di portare a termine una parte della sua missione, e successivamente consegnata dalle FARC alla Croce Rossa Internazionale.

Un esempio ulteriore della bassezza morale delle forze militari di regime e del ministro della Guerra Juan Carlos Pinzón, che sproloquia di reclutamento di minori nella guerriglia per poi praticarlo davvero e su larga scala, nell’affannato desiderio di presentare risultati militari controinsorgenti.