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Clamori dalla Colombia
La scusa per colpire gli oppositori del regime è quella di affiliarli d’ufficio all’insorgenza colombiana
Associazione Nazionale Nuova Colombia / sabato 15 novembre 2008
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Comunità di Pace di San José de Apartadó minacciata da gruppi paramilitari

La Comunità di Pace di San José de Apartadó è stata nuovamente oggetto di intimidazioni e minacce da parte di gruppi paramilitari ed anche dell’Esercito ufficiale. Dopo varie provocazioni intimidatorie compiute dall’Esercito, il 28 ed il 29 ottobre, lo stesso permane tutto il giorno nel municipio La Esperanza occupando varie case e la scuola. Agli abitanti che hanno invitato i militari ad abbandonare la scuola è stato risposto che questa comunità era un nido di guerriglieri e che per questo motivo doveva essere sterminata. Il giorno seguente alcuni membri della comunità sono stati fermati da individui armati che assicuravano possedere una lista di sei persone da assassinare, “invitando” gli abitanti a sfollare onde evitare un massacro.

Il copione è sempre lo stesso: prima arriva l’Esercito provocando e minacciando, seguito dall’azione dei paramilitari, che molte volte sono gli stessi appartenenti alla “Forza Pubblica”. Il pretesto che chiunque si opponga alle logiche di potere sia additato come guerrigliero, è ormai un ritornello stancante. Lungi dall’essersi “smobilitati” i paracos continuano ad essere una delle colonne portanti della dottrina della “sicurezza democratica” di Uribe.

Arrestati militanti della regione di Arauca

Il 4 novembre almeno 13 persone, fra attivisti dei diritti umani, dirigenti sindacali, militanti del Polo Democratico Alternativo e dirigenti comunisti locali sono stati privati della libertà per ordine della magistratura inquirente di Arauca. Secondo informazioni provenienti dalla città di Arauquita, dove sono state effettuate le detenzioni, la magistratura li accusa di essere ausiliari della guerriglia criminalizzando la denuncia e la protesta sociale in questa provincia secondo il solito copione, che imita misure simili prese a livello nazionale contro dirigenti del Polo e del Partito Comunista. Come sempre, la scusa per colpire gli attivisti e gli oppositori del regime è quella di affiliarli d’ufficio all’insorgenza colombiana; eppure essi sono le principali vittime della violenza dei paramilitari e dell’esercito; il presidente Uribe (in quanto comandante in capo delle forze armate) ed i suoi alleati narco-parlamentari sono responsabili della violenza fisica, verbale e giudiziaria contro chi denuncia le barbarie della società colombiana.

Rinuncia il comandante dell’Esercito

Il comandante dell’Esercito colombiano, Generale Mario Montoya, ha rinunciato dopo essere stato travolto dal caso dei “falsi positivi”. Il questionato ufficiale era già coinvolto in vari casi di violazione dei diritti umani: dalla creazione di un battaglione di intelligenze alla fine degli anni 70, che di fatto era un’unità clandestina terrorista, responsabile di sequestri, assassini ed attacchi dinamitardi, alla protezione dei gruppi paramilitari e all’attacco della “Comuna 13”, un quartiere di Medellin, dove perirono 14 persone durante gli operativi militari contro milizie bolivariane delle FARC, e ne sparirono altre 50 nelle settimana seguenti.

Questo ex istruttore della famigerata Scuola delle Americhe, dove sono stati forgiati i peggiori torturatori e macellai dell’America Latina, è lo stesso che durante lo show mass mediatico del ”la operacion jaque”, che portò alla liberazione della Betancourt, usò l’emblema della Croce Rossa, in piena violazione dei Trattati Internazionali e commettendo un crimine di guerra. Solo nel 2007, secondo Amnesty International, sarebbero almeno 330 le esecuzioni extra-giudiziarie perpetrate dalle “forze dell’ordine”, comandate da criminali del calibro di Montoya.

Ex AUC confessa omicidi di civili in falsi combattimenti

Un ex paramilitare colombiano, identificato come Daniel Alfonso Guerra Ruiz, ha confermato davanti alle autorità giudiziarie che diversi civili che aveva egli stesso riunito, attirandoli con l’offerta di un lavoro, sono stati assassinati da effettivi dell’esercito per poi essere presentati come guerriglieri “morti in combattimento” , secondo una informativa pubblicata dal quotidiano El Tiempo.

L’ex AUC ha confessato ad agenti della Polizia Giudiziaria di avere contattato 7 ragazzi su richiesta di Roberto Carlos López Vega, militare di professione; sei di questi sono ricomparsi come morti in combattimento, con gli abiti che avevano il giorno della loro sparizione, oltre a stivali e armi; di un altro giovane non si hanno più notizie, i suoi genitori lo danno per morto.

Uno degli agenti che era presente all’atto del ritrovamento dei cadaveri, e che ha preferito non rivelare il proprio nome, ha affermato che gli stivali ritrovati davano l’impressione di essere nuovi, e che sembrava che quasi tutti i giovani fossero stati uccisi da un solo colpo di fucile (come in un’esecuzione) .

Oggi che gli “ex” AUC confessano una piccola parte dei loro crimini, le cronache riportano dell’indissolubile intreccio fra esercito regolare e forze paramilitari, nient’altro che crudeli esecutori di un piano ideato nei piani alti della politica; il desiderio di sbandierare inesistenti risultati sul campo contro-insurrezionale e la macabra pratica delle ricompense per i guerriglieri abbattuti, unita all’altissimo grado di corruzione delle forze armate, portano a questi aberranti risultati.

Ennesima provocazione ai danni del dirigente rivoluzionario dominicano Narciso Isa Conde

La notte del 5 novembre, mentre insieme a sua moglie si recava a casa di suo figlio, il dirigente comunista dominicano Narciso Isa Conde è stato oggetto dell’ennesima provocazione da parte della polizia nazionale. Mentre i due compagni appartenenti alla scorta lo attendevano in macchina, alcuni poliziotti hanno chiesto a loro i documenti. Molto tranquillamente la scorta ha spiegato che attendevano Narciso e che lo chiamavano immediatamente per gli opportuni chiarimenti, ma costoro non ne hanno voluto sapere minacciandoli di trarli in arresto. La tensione è aumentata fino a quando i due uniformati hanno impugnato le armi; a questo punto la scorta ha avuto la stessa reazione nel timore che volessero assassinarli. Solo l’intervento di Isa Conde e del figlio, che ha chiamato alcuni mezzi informativi, hanno scongiurato una tragedia.

Mentre le autorità dominicane si limitano a definire questa nuova istigazione solo come “un incidente mal gestito”, si tratta di un tentativo provocatorio, dopo quelli attuati poche settimane orsono, per trucidare il noto esponente politico. Le pressioni del regime narco-terrorista di Uribe e della CIA sulle autorità dominicane, per concretizzare l’eliminazione di Narciso sono finora fallite per la straordinaria determinazione e calma dello stesso. Le denunce contro l’oligarchia mafiosa ed i suoi rappresentati paramilitari, sono la causa di questo accanimento. Il presidente Leonel Fernández, che finora non è riuscito a garantire l’incolumità fisica del dirigente rivoluzionario, dovrà a rispondere di questi inaccettabili fatti.

Ecuador protesta per incursione paramilitare

Il governo dell’Ecuador ha inviato un’energica protesta al suo omonimo colombiano e all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), dovuta all’incursione di un gruppo di paramilitari nel suo territorio ed alla mancanza di controllo delle frontiere. I paramilitari delle “Águilas Negras”, dopo essere arrivati nella città di Borbón, situata nella confinante provincia ecuadoriana di Esmeraldas, si sono diretti in una discoteca in cerca di una persona da eliminare. Qui hanno malmenato il personale e ferito tre persone, di cui una deceduta in seguito. Il Ministero degli Esteri ha sottolineato la gravità dell’episodio dovuto alla mancanza di controllo militare nella frontiera, sollecitando le autorità colombiane affinché, attraverso contromisure adeguate, simili episodi non si ripetano.

La nota è stata inviata attraverso l’ambasciata argentina a Bogotà, dopo la rottura diplomatica avvenuta il 3 marzo, a causa della violazione della sovranità nazionale da parte dell’esercito e dell’aviazione colombiana. Un nuovo episodio istigatore da parte del paramilitarismo di Stato tenta di destabilizzare il vicino Paese, non disposto a lasciare impunito un atto criminale attuato congiuntamente con Washington. L’integrazione politica, economica e sociale dei popoli latinoamericani, vede oggi il governo Uribe come il principale alleato delle politiche neoliberiste USA; testa di ponte dell’imperialismo nordamericano nel continente.

Truffa milionaria provoca disordini

L’impresa promotrice finanziaria DRFE (Depósito Rápido, Fácil y Efectivo ), ha messo in atto una scandalosa truffa ai danni di migliaia di piccoli risparmiatori colombiani. Con 66 agenzie sparse in 12 regioni del Paese, la DRFE ha usato il sistema della “catena di Sant’Antonio” per raggranellare, si stima, 200 milioni di dollari. I piccoli risparmiatori venivano allettati con interessi mensili che partivano dal 35% e raggiungevano anche il 150%. Il rappresentante legale, Carlos Alfredo Suárez, è sparito con 15 guardie del corpo e varie valigie, probabilmente colme del denaro sottratto illecitamente.

La rabbia popolare è esplosa quando alcune sedi sono state chiuse in fretta e furia, ed oltre al danno è arrivata anche la beffa: in alcune agenzie sono stati trovati “biglietti di addio” che ringraziavano l’incredulità e la stupidità dei benefattori creduloni. È stato necessario imporre il coprifuoco in cinque città per contenere la protesta. Mentre la stessa impresa aveva in passato avuto problemi nel vicino Ecuador, il quale dopo indagini e perquisizioni ne aveva decretato la chiusura immediata, in Colombia come sempre il governo è rimasto passivo ed ora si appresta a chiudere la stalla; ma i buoi sono già lontano.

La procura generale colombiana cerca "terroristi" nelle università

La procura generale della Colombia ha chiesto a diverse università pubbliche di Bogotà gli archivi con i dati su professori e studenti per stabilire se qualcuno di loro ha vincoli con organizzazioni terroriste.

Radio Caracol ha indicato che Jorge Piedrahíta, magistrato dell’Unità contro il Terrorismo, ha dato istruzione perché si chiedano alle università i dati dal 1992 ad oggi; per effetto di questa inchiesta, è già stato arrestato un professore del collegio Saludcoop Sur, nella zona ovest della capitale.

Gli agenti sono arrivati all’ora dell’ingresso degli studenti nel complesso, il che ha fatto sì che si opponessero alla detenzione gli stessi studenti, i docenti e anche la direzione dell’istituto.

Successivamente il professore ha deciso di consegnarsi alle autorità; secondo Olga Marina Amaya, direttrice del collegio, l’accademico detenuto teneva lezioni di Scienze Sociali alle scuole superiori, ed è titolare di una cattedra sui Diritti Umani nell’Università Distrettuale; inoltre ha assicurato che nell’ultimo anno, nel suo lavoro, non ha avuto comportamenti strani e che si è distinto per aver compiuto correttamente il proprio dovere. La caccia alle streghe lanciata dalla cosca uribista continua imperterrita a mietere vittime innocenti.