Agencia Prensa Rural
Mappa del sito
Suscríbete a servicioprensarural

Clamori dalla Colombia!
Sollevamenti popolari contro le autorita’ in diversi punti della Colombia
Associazione Nazionale Nuova Colombia / lunedì 30 novembre 2009
 

L’Associazione "Nuova Colombia" si propone di:
a) appoggiare e sostenere la lotta del popolo colombiano, delle organizzazioni politiche che si battono per la trasformazione in senso democratico del paese, e delle organizzazioni popolari di tipo sindacale, cooperativo e sociale;
b) promuovere campagne di informazione sulle vicende della Colombia, con particolare riferimento alla vita dei contadini, dei lavoratori e delle popolazioni indigene;
c) promuovere campagne di informazione e mobilitazione per la difesa dei diritti umani, dei diritti politico-sociali e delle libertà da ingerenze straniere dirette e indirette;
d) costruire momenti concreti di cooperazione e solidarietà con forze ed organizzazioni popolari impegnate nella lotta in difesa dei diritti sindacali, politici e umani, e per la trasformazione dei rapporti sociali ed economici nel paese.

Ancora una volta il popolo colombiano fa sentire tutta la sua rabbia contro i maltrattamenti e le prese in giro dei politicanti locali, siano essi sindaci o funzionari vari, tutti rappresentanti degli interessi e dei privilegi di un’oligarchia che governa a ferro e fuoco il Paese da oltre 150 anni.

Una settimana fa, la domenica 22 novembre, migliaia di abitanti del municipio di San Andrés de Sotavento (nel settentrionale dipartimento di Córdoba), sono insorti contro i ricorrenti disservizi e blackout di cui è responsabile l’impresa privata Electricaribe.

Dopo ben 18 ore passate senza elettricità, la popolazione locale ha dato vita ad un combattivo corteo che, nonostante i divieti, si è spinto fin sotto il palazzo municipale (sede del corrotto ed inetto sindaco Guido Sibaja), e dopo averne sfondato le porte lo ha incendiato, così come ha bruciato la sede di Electricaribe (ribattezzata dalla gente "Electri-robo", cioè Electri-furto) e gli uffici di "Familias en acción", uno pseudo-programma governativo che alle famiglie non oligarchiche non ha mai dato niente. La casa del sindaco, che è dovuto scappare in fretta e furia con la propria famiglia per evitare il linciaggio, ha fatto la stessa fine. Alla fine della protesta, il saldo è di tre abitanti morti in circostanze non chiare, dopo che è intervenuto in forze l’esercito per soccorrere una polizia incapace di contenere la rabbia popolare.

A distanza di centinaia di chilometri, a Simijaca (dipartimento di Cundinamarca), l’altro ieri gli abitanti hanno protestato con forza contro l’inoperosità, la corruzione e la complicità della polizia locale con l’ennesimo fatto di sangue avvenuto in questo municipio. Anche qui è stato assediato il palazzo municipale, e solo l’intervento violento dell’Esercito ha impedito che gli abitanti lo occupassero e castigassero severamente il sindaco, accusato di "non aver fatto niente se non costruire un centro commerciale di sua proprietà a soli tre isolati dal parco principale" della cittadina. Per cercare di evitare altre proteste, i vertici dipartimentali della polizia hanno assicurato agli abitanti che nelle prossime ore i poliziotti presenti a Simijaca saranno sostituiti.

Sempre l’altro ieri, nei pressi del municipio di Salamina (dipartimento del Magdalena), violenti scontri si sono registrati tra centinai di contadini sfollati dalle loro terre dal terrorismo di Stato ed i famigerati reparti antisommossa ESMAD, supportati dall’Esercito. Gli sfollati hanno resistito tenacemente al tentativo di sgombero di un appezzamento, occupato in risposta alle infinite prese in giro delle autorità che promettono una soluzione per poi far valere la legge del bastone. Il saldo della repressione è anche qui pesante: 23 feriti, di cui alcuni gravi.

Nonostante gli sforzi del regime uribista di mostrare un paese unito e compatto intorno alla sua messianica figura, la realtà è ben altra: si moltiplicano le manifestazioni e le mobilitazioni, si estendono le occupazioni di terra, di università e scuole superiori, cresce la protesta e la denuncia nazionale ed internazionale dei crimini commessi dal terrorismo di Stato, e si ripropongono con sempre maggior frequenza esplosioni sociali, in cui il popolo dice basta e prende d’assalto i palazzi (per adesso ancora quelli con la "p" minuscola, a livello locale). Ma quando il torrente di rabbia -ed il rifiuto delle masse di continuare ad essere sfruttate e calpestate da un’oligarchia vendi-patria- diventerà un fiume in piena straripante, a tremare saranno i Palazzi del potere che si trovano nelle grandi città, ed allora ne vedremo delle belle.

Miguel D’ Escoto: "L’accordo USA-Colombia e’ vergognoso!"

L’ex presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Miguel D’Escoto, ha definito "vergognoso" il trattato firmato tra i governi di Colombia e Usa relativo all’installazione di ulteriori basi militari nordamericane in territorio colombiano.

Il diplomatico nicaraguense si è pronunciato durante l’incontro internazionale dei partiti di sinistra svoltosi recentemente a Caracas, ed ha aggiunto che a Uribe non importa nulla della sovranità nazionale e che vorrebbe trasformare la Colombia in una grande base militare con lo scopo di aggredire e rapinare l’intera America Latina.

Durante la sua esposizione ha inoltre chiarito che questa è una nuova mossa dell’imperialismo, che aspira ad appropriarsi delle ricchezze del continente; gli USA hanno infatti urgente necessità di aumentare l’accesso a risorse naturali, come acqua e biodiversità, e di rimonopolizzare l’estrazione ed il controllo degli idrocarburi.

D’Escoto ha invitato tutte le organizzazioni politiche a lavorare affinché questo progetto venga dichiarato illegale, criticando duramente le dinamiche del capitalismo mondiale, responsabile dei disastri sociali ed ambientali che mettono in serio pericolo la stessa sopravvivenza della specie umana.

Il diplomatico nicaraguense ha chiarito che gli Stati Uniti stanno cercando di ostacolare il processo dell’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli d’ America) portando l’esempio dell’Honduras, dove con un colpo di stato (di cui lo stesso Obama era a conoscenza fin dai suoi preparativi) è stato destituito il legittimo presidente: un chiaro avvertimento per coloro che intendono scostarsi dalla linea statunitense.

D’Escoto ha concluso informando che i paesi dell’ALBA stanno lavorando ad una "Dichiarazione Universale per il Bene Comune della Terra e dell’Umanità", un passo avanti rispetto alla dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU (notoriamente e ripetutamente violata dagli Stati Uniti).

Per garantirsi l’accesso alle risorse naturali dell’ex "cortile di casa" gli Stati Uniti -con la collaborazione attiva del narcopresidente Uribe, vero e proprio fantoccio nelle mani dell’imperialismo- non esitano ad utilizzare gli ingenti mezzi a loro disposizione per destabilizzare l’intera area e garantirsi un accesso militare a tutto il continente, usando come testa di ponte la Colombia, la cui sovranità viene svenduta dal regime mafioso e fascista di Uribe.

L’ONU deplora l’impunita’ degli atti di tortura in Colombia

Il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ha dichiarato, il 10 novembre scorso, che la Colombia è un paese dove non vengono perseguiti gli atti di tortura.

Secondo le informazioni raccolte dal Comitato, quella della tortura è una pratica molto diffusa e assolutamente impunita nel Paese, come dimostra il fatto che le indagini e le condanne sono pochissime rispetto all’enorme numero delle denunce.

Su questa questione sono stati ascoltati i rappresentanti del governo Uribe presenti in sede ONU a Ginevra, che hanno avuto non poche difficoltà nel cercare di giustificare l’insostenibile posizione del mafioso a capo del governo.

La tortura in Colombia, è ormai accertato, viene utilizzata in modo particolare contro i prigionieri politici, ovvero su quanti si oppongono alla dottrina della cosiddetta "Sicurezza Democratica", disposta dagli USA e attuata dal narcopresidente Uribe come ulteriore strumento per combattere con ogni mezzo qualunque forma di opposizione sociale e politica al regime fascista colombiano.

Ma le malefatte del governo colombiano non possono restare impunite per sempre, e se Uribe non risponderà di fronte ad una sede giudiziaria internazionale per i gravi crimini contro l’umanità di cui è il mandante, lo farà di fronte alla giustizia popolare.

Uribe lamenta la distruzione da parte di militari venezuelani di passerelle per il narcotraffico!

Sabato 21 novembre il Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez, durante l’Incontro Mondiale dei Partiti e dei Movimenti di Sinistra tenutosi a Caracas, ha ribadito che la distruzione -da parte delle autorità competenti- di due passaggi pedonali illegali alla frontiera con la Colombia, è stata un’operazione militare di routine: "L’esercito venezuelano ha agito in territorio venezuelano distruggendo delle passerelle che sono utilizzate da paramilitari e contrabbandieri di alimenti e petrolio", ha affermato Chávez, smascherando il cinismo dimostrato ancora una volta da Álvaro Uribe "nel denunciare di fronte all’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) l’azione di aver fatto saltare in aria questi ponti, elevati al rango di passaggi internazionali". Il mandatario venezuelano ha stigmatizzato l’operazione mediatica sostenuta dal regime colombiano con l’appoggio dei grandi media internazionali, con la quale si è cercato di rappresentare il Governo del Venezuela come l’aggressore: "In questo momento in Europa i cittadini staranno pensando che Chávez ha fatto saltare un ponte come quello di Brooklyn o come il Golden Gate", ha affermato il mandatario bolivariano.

Le immagini pubblicate dai media alternativi in merito ai cosiddetti "ponti" distrutti danno ragione al Presidente venezuelano, e dimostrano che si tratta di passerelle illegali con strutture di corda.

I media internazionali danno deliberatamente risonanza all’ennesima menzogna del governo colombiano, nel quadro di una sostenuta aggressione mediatica alla Rivoluzione Bolivariana senza soluzione di continuità. Suonano comunque ridicole e pretestuose le proteste del fascista Álvaro Uribe Vélez, che si lamenta della distruzione di alcuni ponti usati dai suoi amici narcotrafficanti; il governo del Venezuela, rendendo difficoltoso il passaggio della cocaina e dei paramilitari di Stato dalla Colombia al Venezuela, evidentemente gli ha reso più complicato il lavoro!