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Assolti in Danimarca gli ideatori delle T-shirts "terroristiche" con il logo del FPLP e delle FARC
Jean-Marie Dermagne / lunedì 21 gennaio 2008
 
Las polémicas camisetas danesas.

E’ emblematica la faccenda delle magliette terroristiche che ha appena conosciuto il suo epilogo dinanzi alla Corte di giustizia di Copenaghen, dopo avere tenuto la cronaca per più di tre mesi! Un commerciante di salsicce di 56 anni, un insegnante, un funzionario, un venditore di fotocopie, un appassionato di informatica e due studenti sono stati accusati di aver voluto finanziare il terrorismo. Perbacco!

Membri dell’associazione “Fighters + Lovers”, i sette danesi avevano avuto l’idea di promuovere, via internet, l’acquisto di magliette con i logo del Fronte popolare di liberazione della Palestina (FPLP) e delle Forze armate rivoluzionarie di Colombia (FARC). Quando ciascuno di essi ha visto, una bella mattina, irrompere nella propria abitazione i rambo dell’antiterrorismo, avevano già venduto 600 magliette. Ma i movimenti palestinesi o colombiani non avevano potuto ricevere ancora nulla. Ed il denaro raccolto, come la scorta di magliette restante, è stata sequestrata come proventi del crimine o come corpi del reato. Trascinati davanti ad un tribunale, hanno spiegato che, sul prezzo di vendita di ogni maglietta, 5 euro erano destinati a finanziare l’acquisto di materiale logistico (come i trasmettitori per le stazioni radio). Risultato: la procura danese chiesto la loro condanna per “finanziamento di attività terroristiche”. Il processo è stato appassionante: il tribunale ha ascoltato periti e testimoni dell’accusa e della difesa, per capire se il FPLP e le FARC fossero dei movimenti terroristici o, al contrario, delle organizzazioni di resistenza legittima all’occupazione israeliana o al regime, da molti qualificato dittatoriale, in vigore a Bogotà. I giudici danesi sono stati obbligati così, vista la volontà della procura di convertire un’azione civile (la vendita delle magliette “diaboliche”) in azione penale, a piegarsi a problemi di geopolitica fra i più scottanti, come la legalità dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi o il carattere democratico del governo colombiano!

Contemporaneamente, si svolgeva ad Anversa (Belgio) il nuovo processo dei militanti o simpatizzati belgi del DHKP-C turco (Fronte-partito rivoluzionario di liberazione del popolo). Senza essere stati accusati di una qualsiasi azione violenta, un pugno di militanti di sinistra - di cui le figure di spicco sono Ferhye Erdal e Bahar Kimyongür - sono stati detenuti preventivamente e poi condannati a parecchi anni di carcere ciascuno dal Tribunale penale di Bruges in primo grado e, dalla Corte d’appello di Gand, per sostegno ad un’organizzazione terroristica. La condanna è stata annullata dalla Corte di cassazione, e da qui un nuovo processo ad Anversa con un arresto annunciato per il 20 dicembre e poi rimandato al 19 gennaio. Bahar Kimyongür rischia grosso perché la procura federale ne fa una specie di testa pensante del DHKP-C. Il suo crimine? Aver tradotto, nelle nostre lingue ancora nazionali, comunicati del partito turco di estrema sinistra di cui si dichiara simpatizzante e che lo stato turco vuole annientare, senza che i suoi membri possano trovare asilo in nessun luogo.

Traduzione di testi che chiamano alla resistenza o alla lotta armata, da un lato. Vendita di magliette con logo rivoluzionari, dall’altro. Il parallelismo è agevole quanto angosciante. Da quando Che Guevara è entrato nell’immaginario di tutti gli adolescenti del mondo, chi non ha venduto, distribuito, acquistato dei vestiti o degli oggetti con l’effige dell’ardente rivoluzionario argentino abbattuto dalla CIA americana? Immaginate che sia ancora vivo. Ernesto Guevara, che non aveva una strategia differente da FARC, FPLP, o DHKP-C, sarebbe considerato inevitabilmente come terrorista dai nuovi Mc Carthy che, negli USA e nei loro satelliti, vanno a caccia di streghe verdi, nere e rosse.... Risultato: tutti gli sbarbatelli che sognano di darsi alla macchia sulle orme del Che, per combattere un mondo ingiusto, cadrebbero nella pentola securitaria che, dopo un certo 11 settembre, si fa bollire un po’ dovunque…

In ogni cosa, occorre conservare la ragione. Bene, è ciò che i giudici danesi hanno fatto! Il 13 dicembre scorso, hanno assolto i sette “combattenti + innamorati". Un sospiro di sollievo planetario è uscito dal petto di tutti i sostenitori della libertà d’espressione e di tutti i militanti del mondo. Con grande buonsenso, il giudizio danese non dice niente dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi, né del grado di democrazia del regime colombiano. Si accontenta di constatare che i venditori di magliette combattenti ed innamorati non avevano l’intenzione di “destabilizzare la società”… Bahar Kimyongür, insieme a tutti coloro che chiedono la possibilità di esprimere le proprie idee, anche se urtano, disturbano o spaventano, confidano che i giudici di Anversa abbiano stessa serenità di giudizio dimostrata dai loro omologhi danesi!

Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare